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"questi bambini avevano realmente il bisogno di sentirsi carichi di affetto". Memorie di un educatore

Editore:
Dipartimento di Formazione, Lingue, Intercultura, Letteratura e Psicologia dell'Università degli Studi di Firenze
Luogo di pubblicazione:
Via Laura, n. 48, 50121, Firenze (Italia)
Codice ISSN:
2785-440X
Autore della scheda:
DOI:
10.53221/1458
Scheda compilata da:
Chiara Martinelli
Pubblicato il:
28/02/2022
Nome e cognome dell'intervistatore:
Giulia Silvestri
Nome e cognome dell'intervistato:
Paolo Allegranzi
Categoria dell'intervistato:
Educatore
Livello scolastico:
Nido d'infanzia
Categoria professionale dell'intervistato:
Educatore servizi per l'infanzia
Data di registrazione dell'intervista:
25 novembre 2021
Regione:
Toscana

Indicizzazione e descrizione semantica

Identificatori cronologici:
1980s 1990s 2000s

buonasera a tutti io sono silvestri e oggi sono qui insieme a paolo che ci lascerà un'intervista riguardo ai suoi ricordi legati al suo ruolo di educatore nella fase dei bambini quindi chiedo a te di presentarti allora io sono paolo allegranza ho lavorato in qualità di educatore per più di 20 anni nella casa dei bambini dell'istituto innocenti di firenze casa che appunto accoglieva bambini da 0 a 3 anni con situazioni familiari molto complesse e problematiche affidati dal tribunale dei minorenni seguiti dai servizi sociali che vivevano in questa piccola comunità in attesa di capire quale sarà il loro futuro se ritornare in famiglia qualora ci siano le condizioni se andare in un affido temporaneo presso una nuova famiglia o in adozione e ci vuole dire il suo logo e allora io sono nato a vicenza il 21 luglio 1954 bene e quale è stato il suo percorso di studi allora io dopo la scuola superiore ho fatto la facoltà di pedagogia così si chiamava allora con l'indirizzo psicologico e in quale anno ha iniziato a lavorare quale luogo rivestivo allora a lavorare e io ho avuto delle precedenti esperienze di lavoro ma con i bambini ho cominciato a lavorare verso la fine degli anni 80 e con il ruolo di educatore precedentemente avevo lavorato con handicappati come un ruoli che inizialmente erano di assistente e poi di terapista occupazionale bene e il suono a loro attuale allora io da pochi mesi sono in pensione per raggiunti limiti di età e ho concluso la mia carriera lavorativa sempre come educatore in questi ultimi anni nell'asilo nido bene e che tipo di servizio per i fan c'era allora la casa bambini era un servizio per l'appunto come dicevo che predisposto ad accogliere i bambini da 0 a 3 anni e questi bambini vivevano temporaneamente in questa piccola comunità strutturata un po come una sorta di casa famiglia in cui erano presenti varie figure ma soprattutto educatori e operatori che erario faceva il servizio il servizio era aperto h24 nel senso che vivendo in questa casa ai bambini noi facevamo la turnazione il giorno la notte la festa non senza pause perché era la casa per questi bambini da quali figure era composto al personale ed i quali testo allora il personale come accennavo era c'era personale educativo e personale i cosiddetti gli operatori mentre gli operatori erano maggiormente impiegati nelle faccende di casa dalle pulizie l'organizzazione dei pasti eccetera eccetera il personale educativo era a stretto contatto con i bambini e quindi doveva gestire la quotidianità di questi bambini comprensiva anche di tutto quello che riguarda la cura della salute e quindi le visite dal medico le vaccinazioni le attenzione a tutto tondo che si dovevano prestare ai bambini in questa situazione di capienza aveva di bambini e personale allora la casa bambini perché c'è stato un passaggio nei primi anni e eravamo in un edificio più ampio poi è stata fatta ad hoc una nuova struttura che contemplava una capienza complessiva di bambini di circa otto unità com'era il rapporto con le colleghe o con i colleghi allora le colleghe perché si parla anche qui ahimè come maggioranza femminile [Musica] devo dire stato sempre molto buono insomma io sono una persona che si adatta facilmente alle situazioni cerco di essere presente e attivo di conseguenza non ho mai avuto grandi difficoltà nelle relazioni con le colleghe c'era una struttura gerarchica allora essendo questa casa bambini parte dell'istituto degli innocenti ente pubblico chiaramente l'istituto degli innocenti a una presidenza un consiglio di amministrazione una direzione generale e i relativi dirigenti per cui noi avevamo come riferimento la responsabile il funzionario il dirigente e via via a salire fino alla presidenza come veniva preparato il programma educativo allora il programma educativo e in qualche modo usciva dalle riunioni di gruppo riunioni che facevamo con la responsabile del servizio e abbiamo avuto a periodi alterni abbiamo avuto anche la presenza di alcune formatrici che ci hanno condotto e aiutato a esplicitare il programma educativo che di anno in anno veniva via via aggiornato e ampliato quali erano le proposte educative che facevate con i bambini allora va detto che essendo la nostra struttura per questi bambini anche se temporaneamente la loro casa le attività educative riguardavano soprattutto il lo stare insieme il poter uscire anche perché molti di questi bambini frequentavano regolarmente o la scuola materna o gli asili nido vicini di conseguenza il nostro compito non era quello di far loro tra virgolette una specie di scuola ma era di creare delle opportunità nel loro tempo libero per stare al meglio possibile che potevano essere a volte vedersi un film meno al ritorno da scuola ma soprattutto una delle cose che in genere era tra le preferite di tutti bambini e adulti era uscire quando possibile vi appoggiate a educatori e formatori esterni che si occupavano di realizzare il progetto laboratori allora formatori esterni sì ne abbiamo avuti diversi sia come supervisione sia come aggiornamento e poi in realtà questi bambini venivano anche alcuni di loro accompagnati a volte a fare delle cose esterne che poteva essere la piscina lo spettacolo il circo e via via insomma altre opportunità che si presentavano di volta in volta come venivano coinvolti bambini con difficoltà bambine con difficoltà e anche lì le strategie di accoglienza e erano diversi a seconda della situazione devo dire che nella storia di casa bambini nei lunghi anni che io ho trascorso in casa bambini avranno avuto bambini con difficoltà tra le più varie difficoltà fisiche difficoltà psichiche e non da soli ma con l'aiuto di esperti di persone che ci davano una serie di indicazioni abbiamo cercato di adoperarci per rendere individualizzato e positivo il rapporto con questi bambini come si sviluppava una giornata tipo algido allora in questo caso si parla di casa bambini non di nido e allora se la giornata era un po scandita da dal risveglio mattutino a quel punto c'era l'igiene personale e la vestizione la colazione poi alcuni di questi bambini venivano accompagnati nei vicini asili nido e mentre chi non frequentava l'asilo nido veniva in qualche modo dopo la colazione c'era il momento un po del gioco lo dell'uscita se c'era la possibilità di uscire e poi di nuovo la cura del corpo l'alimentazione il pasto il riposino pomeridiano il gioco o una qualche attività seconda della situazione dell'età dei bambini del momento fino a che poi dopo la cena la sera ci si trovava a tutti insieme a prepararci per per il sonno per il riposo notturno chi si occupava dei disegni di bambini allora in realtà un po tutti nel senso che il bambino era affidato all'educatore che era presente in tutti i momenti della giornata e al momento della cura dell'igiene c'era l'educatore di sicuro alle volte l'operatore insomma in maniera molto tranquilla direi in una situazione di clima familiare e come funzionava questo questo funzionava con diciamo il bambino la vestizione il cambio queste cose qui erano comunque appannaggio dell'educatore in momenti in cui l'operatore era disponibile lui si affiancava e dava una mano per cui un po tutti facevamo tutto in certe situazioni va bene e venivano affidati compiti di responsabilità ai bambini allora si parla di bambini abbastanza piccoli poi è chiaro che già con questi bambini era comunque pensabile di lavorare sull'autonomia per cui provare a renderli tra virgolette un pochino più autonomi nei momenti soprattutto di routine da dal cambio la vestizione fino al pasto eccetera eccetera c'era un tentativo nei limiti della situazione di renderli autonomi e di responsabilizzarli come si sviluppavano mentre il sonno allora c'è da fare un distinguo perché c'è il pisolino pomeridiano per chi rimaneva in casa e poi c'è nel caso di casa bambini c'è il sonno notturno e diciamo che i bambini venivano accompagnati in questa fase e asseconda poi del dei bisogni individuali di ognuno si cercava comunque di stare al loro fianco di essere comunque presente in questa vita soprattutto nel caso del sonno serale del sonno insomma è importante stare con loro magari raccontare qualche storia fare due parole perché a volte erano i momenti in cui i bambini si aprivano anche di più e raccontavano loro stessi delle cose gli oggetti utilizzati per i tifosi erano messi a disposizione di bambini si si si erano a disposizione dei bambini c'è chi aveva la necessità di addormentarsi con un pupazzetto con un giocattolino insomma no su questo c'era ampia libertà di utilizzo ai bambini che gli va data una merenda si veniva data una merenda a parte magari a volte quelli che tornavano già con la merenda fatta al nido per cui poi si passava alla cena comunque chi rimaneva in casa aveva la sua me dentina i consumi e la cultura la televisione entravano all'interno della dei bambini per esempio indumenti di cartoni animati giocattoli costosi vestiti di marca onestamente no nel senso non non era così anche perché noi avevamo molti vestiti molte cose che ci venivano donati e di conseguenza insomma quello che c'era veniva messo un po a disposizione di tutti non c'era l'idea di andare a comprare una tal cosa di una tal marca eccetera eccetera massima più usciti all'esterno della debba mesi si era una delle cose preferite soprattutto dai bambini che altrimenti sarebbero stati troppo chiusi in casa e se possibile andavamo noi educatori va detto che avevamo anche una rete di volontari che a volte accompagnavano fuori per piccoli percorsi così dai bambini quindi abbiamo avuto anche un grosso aiuto dal volontariato come al rapporto ma le famiglie allora beh nel caso di casa bambini è una situazione un po particolare nel senso che per alcuni di questi bambini non c'era proprio famiglia nel senso i genitori erano spariti o comunque in situazioni degradate che non ce la facevano ad avere un contatto con i loro figli nel caso di genitori o mamme perché spesso si parla di mamme sole di mamme che avevano la possibilità di incontrare i loro figli organizzavamo venivano organizzati non solo da noi ma dai servizi sociali e dal tribunale venivano organizzati degli incontri tra la mamma o i genitori ei figli in orari precisi in spazi precisi e con cadenza da differenziare a seconda della situazione quindi facevano i conti a spina genitorialità sì questo anche veniva fatto nel senso noi eravamo per alcuni di questi genitori eravamo un po un riferimento per cui ci venivano chiesti consigli aiuti eccetera eccetera e noi cercavamo nei nei limiti della nostra situazione di sostenere al meglio le famiglie in questa situazione e come era una festa di fine anno scolastico ma le feste erano sempre bei momenti nel senso che allora chiaramente nel caso di casa bambini non essendoci un anno scolastico definito era un po c'era la festa d'estate la festa di natale ed erano occasioni soprattutto usando gli spazi esterni tipo il giardino occasione in cui mangiare bere e organizzare dei giochi per far stare insieme bene questi bambini con eventualmente anche con i genitori qualora ci fosse la presenza di alcuni di questi genitori passiva di formazione se si veniva fatta fuori o dentro allora in genere veniva fatta all'interno dell'istituto con formatori esterni che venivano di volta in volta contattati quindi la formazione era fondamentale oltre che formazione c'era anche un aspetto di supervisione nel senso noi eravamo in qualche modo anche sostenuti parlando dei singoli casi perché a volte insomma c'erano casi piuttosto complessi e avevamo bisogno di un sostegno di un consiglio e di un aiuto quali sono stati contenuti che sono poi entrati a far parte del suo bagaglio professionale e anche personale allora qui si va sia dalla parte formativa io dopo l'università ho fatto una formazione specifica sulla pratica psicomotoria mirata proprio al bambino e in particolare al bambino piccolo e questa è stata molto utile nel senso che mi ha indirizzato poi nella scelta di lavorare con bambini e proseguendo diciamo che credo a tutt'oggi che sia fondamentale ricaricarsi approfondendo studiando cogliendo gli aspetti del proprio lavoro altrimenti rischia di diventare solo un lavoro a perdere se uno non rigenera e si rigenera attraverso l'osservazione e la ricerca prima fatta reti con il territorio per esempio associazioni enti privati genitori se sì noi chiaramente eravamo molto ben inseriti nel territorio perché sia le situazioni istituzionali tribunale dei minorenni servizi sociali questa era una rete fondamentale nel lavoro con i nostri bambini poi e avevamo anche questi contatti con questo volontariato organizzato che aveva un'associazione erano volontari formati preparati che avevano degli orari anche stabiliti di intervento nella casa per non essere il volontario che passa in modo estemporaneo e quindi insomma noi cercavamo di essere abbastanza inseriti nelle varie realtà territoriali venivano documentati di giornate un le attività educative sì c'erano vari strumenti in particolare c'era il cosiddetto diario giornaliero dove a fine turno ogni educatore doveva descrivere l'andamento del suo turno appena svolto mirando in particolare a cose significative legate ai singoli bambini quali erano gli strumenti per osservare i bambini nel loro percorso educativo allora gli strumenti per osservare i bambini erano avvolte l'osservazione fatta proprio in maniera abbastanza delimitata in un momento preciso utilizzando proprio carta e penna e cercando di cogliere alcuni aspetti della vita di questo bambino durante la giornata altre situazioni osservative potevano essere utilizzando la macchina fotografica utilizzando il video e avevamo anche a disposizione delle piccole griglie che via via i alcuni dei formatori che abbiamo avuto ci hanno dato delle griglie nelle quali venivano annotate le eventuali evoluzioni cambiamenti cose significative che accadevano nella vita di tutti i giorni per questi bambini ultima domanda si ricorda di particolarità che possono essere definite peculiari del servizio educativo in cui lavorava allora [Musica] credo che la chiave di volta in un lavoro come questo sia legata alla capacità di accoglienza verso questi bambini e al di là del bagaglio teorico o della messa in atto di tecniche più definite credo che comunque soprattutto in un ambiente come una casa bambini sia estremamente importante dare un peso fondamentale alla dimensione affettiva per cui questi bambini avevano realmente bisogno di sentirsi carichi di affetto e soprattutto di partire dall'idea che comunque erano dei bambini che meritavano la la fiducia e l'amore al massimo grado bene grazie mille nella sua disponibilità e grate bene

Scarica trascrizione

L’intervista, della durata di 22:50 minuti (https://youtu.be/OC1g_cbnsao), ripercorre le memorie professionali di Paolo Allegranzi. Nato nel 1954 a Vicenza, dopo gli studi secondari ha conseguito una laurea in Pedagogia a indirizzo Psicologico. Ha successivamente intrapreso un corso in Psicomotricità dell’età infantile che lo aveva indirizzato a prediligere la ricerca di un lavoro a contatto con i bambini. È attualmente in pensione; fino ai primi mesi del 2021 ha lavorato come educatore presso la “Casa Bambini” di Firenze. L’intervista risulta di grande interesse per due motivi: innanzitutto, perché, come ricorda anche Allegranzi sua sponte nel corso dell’intervista, raccoglie le memorie professionali di un educatore maschio, figura scarsamente presente in un contesto generalmente al femminile (Oliviero e Macinai 2019). In secondo luogo, perché il ruolo di educatore è stato svolto in un contesto particolare: quello di un’istituzione finalizzata all’accoglimento temporaneo di minori le cui famiglie, in stato di disagio economico e psichico, sono dichiarate temporaneamente inabili a crescere i propri figli (Cederna 2010). Molte dunque e diversificate sono le esigenze nella casa bambini: esigenze di cura, di socializzazione, di accudimento che, non espletate dai genitori, devono essere programmate dagli educatori insieme alla loro équipe.

La struttura, destinata ad accogliere bambini di età compresa tra gli zero e i tre anni con situazioni familiari problematiche, è configurata come una piccola comunità dove sono ospitati non più di otto bambini; i minori sono tutti seguiti dagli assistenti sociali e dal Tribunale dei Minori, a cui è demandata la decisione di riportarli nella famiglia originaria o dichiarare aperta la pratica di affido. Il lavoro era effettuato a turnazione, in quanto la permanenza dei bambini richiedeva la presenza di educatori anche nelle ore notturne. Oltre agli educatori sono presenti gli operatori, con compiti di pulizia, preparazione dei pasti e, quando possibile, di assistenza agli educatori per il cambio e l’accudimento. La casa bambini, dunque, si configura strutturalmente come una situazione temporanea e contingente, in cui tuttavia si profilava la necessità di procedere in un percorso individualizzato nei confronti di bambini che presentavano problematiche di tipo fisico e psichico: «non da soli ma con l'aiuto di esperti di persone che ci davano una serie di indicazioni abbiamo cercato di adoperarci per rendere individualizzato e positivo il rapporto con questi bambini» (m. 9.17 e ss.). Iscritti nei nidi d’infanzia o presso le scuole d’infanzia, i bambini condividevano con gli educatori i momenti della giornata tradizionalmente dedicati alla dimensione familiare: «le attività educative riguardavano soprattutto il lo stare insieme il poter uscire» (m. 7.15). La programmazione educativa mirava dunque a ricreare un clima familiare, insistendo sui momenti di socializzazione, accudimento e di esplorazione del territorio circostante la casa famiglia (Satta 2012, 83). Era questo un momento particolarmente apprezzato e ricercato dai piccoli ospiti, che gli educatori svolgevano con il supporto di una rete di volontari appositamente formati. Proprio questi ultimi garantivano il collegamento della struttura al territorio. Curati erano anche gli incontri con i genitori biologici, nel tentativo di non disperdere, se possibile, il legame con i figli (Milhalm et alii, 1986).

Per quanto riguarda la documentazione, Allegranzi cita l’abitudine di redigere alla fine del turno, sul diario di bordo, ciò che era accaduto ai bambini. Presenti erano anche la videocamera, la macchina fotografica e le griglie di valutazione, spesso elaborate e consegnate dai formatori.

Nella conclusione dell’intervista, Allegranzi rimarca la necessità di dare ai bambini ospiti della struttura, in primo luogo, un forte contenuto affettivo: «credo che comunque soprattutto in un ambiente come una casa bambini sia estremamente importante dare un peso fondamentale alla dimensione affettiva per cui questi bambini avevano realmente bisogno di sentirsi carichi di affetto e soprattutto di partire dall'idea che comunque erano dei bambini che meritavano la la fiducia e l'amore al massimo grado» (m. 22.06 e ss).

Fonti

Fonti bibliografiche:

G. Cederna, L’isola dei tesori. Atlante dell’Italia a rischio in Italia, Roma, Save the Children Italia, 2010.

E. Macinai e S. Oliviero, Storie e memorie della prima generazione di educatrici ed educatori dei nidi in Toscana, G. Bandini e S. Oliviero (a cura di), Public History of Education: riflessioni, testimonianze, esperienze, Firenze, Firenze University Press, 2019, pp. 159-64

S. Millham et alii, Lost in care: the problems of maintaining links between children in care and their families, Aldershot, Gower, 1986.

 

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