Il diario, vincitore del premio Viareggio nel 1971 come opera prima di saggistica, è il racconto di un quinquennio (1964-1969) di esperienze didattiche del maestro Lodi presso una classe elementare di Vho (AL), dalla prima alla quinta elementare. La narrazione si apre con una lettera, indirizzata ad un’aspirante maestra di nome Katia, nella quale Lodi riassume alcuni problemi inerenti alla scuola tradizionale, che vengono ripresi e approfonditi nel corso del diario: l’inadeguatezza degli ambienti scolastici, l’autoritarismo didattico dei docenti e l’insegnamento di un sapere formale e nozionistico rivolto agli alunni. A partire dai principi attivistici del Movimento di Cooperazione Educativa, Lodi teorizza un paradigma educativo alternativo, il fine del quale consiste nel formare «uomini liberi», in contrapposizione agli «uomini-servi» prodotti dalla scuola tradizionale (p. 19). Per raggiungere lo scopo, Lodi sperimenta in classe alcune importanti novità didattiche: a) l’abolizione dei voti e delle bocciature, sostituiti dall’autovalutazione da parte degli alunni; b) lo sviluppo della socialità della classe attraverso lo studio e il lavoro cooperativo (ad esempio per la creazione del giornalino di classe) e attraverso la corrispondenza epistolare interscolastica; c) il rafforzamento del nesso tra la scuola e la vita extrascolastica a partire dalla valorizzazione del centro d’interesse degli alunni durante le lezioni. A chiusura del diario è posta un’altra lettera indirizzata a Katia, nella quale Lodi chiarisce che per cambiare la scuola non è sufficiente che il maestro agisca solamente all’interno dell'ambito scolastico, ma è necessario che si impegni anche nella più ampia dimensione politica di cui il sistema scolastico fa parte.
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Roma TrE-Press - In collaborazione con il Museo della Scuola e dell’Educazione “Mauro Laeng” (MuSEd)
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2785-4485
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