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"Dopo la scuola ho iniziato a lavorare anch’ io ai telai": ricordi d' infanzia di Annamaria Menici

Editore:
Dipartimento di Formazione, Lingue, Intercultura, Letteratura e Psicologia dell'Università degli Studi di Firenze
Luogo di pubblicazione:
Via Laura, n. 48, 50121, Firenze (Italia)
Codice ISSN:
2785-440X
Autore della scheda:
DOI:
10.53221/638
Scheda compilata da:
MONICA DATI
Pubblicato il:
26/10/2021
Nome e cognome dell'intervistatore:
Jessica Lombardi
Nome e cognome dell'intervistato:
Annamaria Menici
Anno di nascita dell'intervistato:
1946
Categoria dell'intervistato:
Studente
Livello scolastico:
Scuola primaria
Data di registrazione dell'intervista:
6 luglio 2020
Regione:
Toscana

[Musica] buona sera io sono jessica lombardi e sono in scienze della formazione primaria è la tesi sulla storia della scuola di montemurlo ti potessi presentare per favore se mi chiamo menici annamaria sono nata il 3 dicembre del 46 a prato montemurlo i primi tre anni ero a baiano amori convenuta tre anni ho capito allora qualche la tesi che pace proprio sulla scuola io vorrei avere delle informazioni sulla sua infanzia anche sulla scuola se hai qualche ricordo ai ricordi in particolare sulla scuola ma io ricordo e o il primo anno non sono andata a scuola perché insomma ormai una maestra che porta io non ero mai uscita di casa insomma sempre con la mamma perché prima non si andava all'asilo non c'era e allora io ebbi un impatto non tanto piacevole la maestra ma non aveva discede non aveva il tempo da perdere con me che io facevo un po di capricci e allora il babbo e decise di tenermi a casa e andai l'anno dopo però quando hanno il secondo anno per aver secondo anno ho trovato veramente una maestra come una mamma ea me mi è piaciuto tanto e sono stato tanto soddisfatta ma quando è iniziata la seconda elementare oppure sei in prima il primato nel tratta in prima e in quale scuola a montemurlo e come hai fatto fino alla quinta se fino a lavori unitalsi e mi piaceva tanto non ho mai avuto difficoltà anche se in parte questo primo anno dove evento non nonterapia suo volto uscire poi dopo però ha iniziato perché ha trovato sempre maestre che io non so ma vedevo loro persone veramente brave si ricordi sebbene oggi si e poi siamo stati anche due classi perché prima quella classe ii era ne faceva due insieme mista era vista una prima la seconda insieme alla seconda insieme se ha capito quindi la fase anche diversi bambini nella classe se ci sarà ora un video di un numero preciso insomma ma non tanti tanti perché ce n'era pochi allora quell'anno lino mammifero due classi insieme al nuovo mezzo a generazione non c'è il credito e ti sei trovata bene ai dei ricordi legate legati alle materie che facevate pura dei lavori devono fare gli insegnanti l'insegnante in prima si è incominciato tutti i pallini poi puntini insomma per imparare a pregrafismo certo se poi in tutte le pagine si faceva lo fornisce quando sarà finito male il compito insomma quello che si doveva fare per chiudere ci si faceva questa cornice che era un padre tini colorati farfalline cose non si si nel caso in cui diciamo che erano dei compiti da fare a casa ti davano una mano oppure li facevi la sola noi ci facciamo un pò di monda mi mamma ma però è riuscito anche tasto l'asi per fare numeri si rivoltavano a volte con la minestra a volte con fagioli con queste parole tabelline per oltre sapeva un caso perché forse poteva certo andare male immagino ma ti aiuta via anche magari con degli amici facevate compiti insieme oppure principalmente da sola in casa ero da sola era solo poi quando sono stata più grande ma con qualche amica ma no perché non si poteva mia andare se arrivava in campagna vicino non sapevo nessuno però per andare a scuola la relazione oppure si ritornò che andare a scuola ci si aspettava ogni ma c'era un dei ragazzi chi partiva ci aspettavano le alleate e si andava tutti insieme quello sì io stavo haber austin nella zona e pantano e per altri quelli che arrivava prima si fermavano a volte insomma quasi semplici si chiamava l'un con l'altro si poi si arrivava allo scarpantoni genera altri e serva un bel gruppetto sole a scuola un po sì perché con quelle biciclette piccole in bicicletta si tutti in bicicletta se da noi però io quando facevo la prima era un bicicletta e che tanto non è che se e quanto più velata arrivava ci metto mi avvicina alle stufe c'era la stufa a legna e la maestra ci faceva asciugare insomma ci costava un po perché sapeva dei rapporti invernali insomma per andare comunque un ampio qui si può magari a volte mazzini ma è no per andare in bicicletta sarà l'ombrello non si poteva portare quel che si no insomma non si viaggiava un po addosso non ci si bagnava invece i libri queste cose li portava te in una cartella è tutto nella cartella di maria e materiali erano parte e di cuoio insomma proprio pin capello e per non voglio vero saranno spazi però non si bagnavano rigide nco rigide erano non come sisa ignorata reggevano avevano umani comune ma certe cina per te la propria cartella si ricordi che dei libri che usate in classe o delle letture che gli insegnanti vi facevano massa coperto proprio ricordato si faceva e beccati delle storie poi ci raccontava marcia le poesie li facevate doveva porsi quello di pascoli quelle insomma se ne faceva quello bisognava parallamente anche se ne richiedevano baciatori avevano e le polizie si è invece per quanto riguarda dei lavorini o delle recite hai qualche ricordo legato a questo treno lavorini e si faceva dare i segni no poi come lavori manuali no tipo cucito cose del genere no no no era dalle suore dove facevano qui le no e le casse comunque erano miste quindi con ma schifo ho capito e allora è invece per quanto riguarda c'è più la classe come era fatta la classe se c'era qualcosa alle pareti oppure una biblioteca di classe la lavagna insomma ti ricordi un pochino come c'era una gran una lavagna grande alla parete e la cattedra della maestra o tutti i banchi in fila e la biblioteca al radon insomma c'era da un'altra parte ma non serve anche in una classe distaccata sera dall'altra parte del comune perché quello dove c'erano tutti non c'era posto e allora sera da un'altra parte sempre nel comune ma ti passava dalla parte pori un'altra parte non serve insieme agli altri a tutti gli altri e l'orario invece che facevate in classe no il giorno dalle 8 e mezzo proprio nostro con un pomeriggio non aveva no no no pomeriggio hanno niente e compiti si faceva una casta si si leggeva sommati leggera pancione anche voi dei libri ostriche le letture e fi pubblici se si riportavano sempre a caccia a scuola ci lasciavamo le idee che erano che fa vedere ai direttori quaderni che dovessi scrivere un po in bella più in bella e allora si faceva dei compiti e ci dicevano questi poi quando vieni direttore si fanno vedere e venivano lasciati a scuola a casa quindi non si portavano ho capito mi potresti un po spiegare questa figura del direttore che la prima volta che sento la senza nominare ma era una persona veniva come volte però veniva a controllare e veniva in classe quando veniva a bisognava stare un propongo buoni insomma saluta anche nel verdini e andava via la cattedra dalla maestra e guardava questi quaderni gli sfogliava un po poi certi poterlo pure veniva da prato da prato penso no perché montemurlo anche le maestre venivano da tutto e da firenze non ce n'era vicoli della zona e dicevano si alzavano tanto presto anche loro no no no montemurro tutte da firenze quello che ho visto che arrivavano con la macchina no con loro bus ma anche a montemurlo della puglia che si cela una bella levata che si alzavano presto la mattina perché per arrivare in orario immagino immagino e senti posso farti qualche domanda proprio relativa alla tua sfera familiare ma io c'è un fratello più grande anche a montemurlo sì la fata ora quando venne che si vende wii a montemurlo lui qualche classe l'aveva già fatta a vaiano si aprano poi è venuto a montemurlo si è la finita la scuola perché del 38 putin e 50 che ha fatto qualche classe ii a montemurlo poi babbo la mamma anche loro erano contadini babbo lavorava la terra alla mamma in casa è comunque quello c'era da fare poi ci avevi nonno e uno zio ok campo numerose e una parte poi è finito la scuola iniziato a lavorare sì perché volevano che continuassi la scuola insomma mandare un anche mio papà a chiamare perché diceva prima di farmi continuare a fare le medie però le media montemurlo non c'erano bisognava andare a prato e lui sarà l'ideale erano un po differente a quelle dure ha visto di una bambina così a scuola prato la voglio mandare insomma mandarla lo stesso la gatti non sono andati anche i suoi compagni di classe però non seguirono la scuola qualcuno sì qualcuno sì che poi insomma anno ci hanno fatto le medie ma i fiumi poi a lavorare in di scuola si è anche io a telai e come i pannelli prima pannelli poi mangiare il telaio e cioè di lavoro prima fila di palmi fratello allora magari ci facevo qualche ora non che si facesse tanti ore ma lavorare anche mentre andavi a scuola oppure iniziano sul campo una volta conclusa la scuola ma ho concluso la scuola perché capello lo mise insomma più tardi l'aveva insieme un altro quando poi l'aveva questo lavoro mi fratello andavo aiutarlo allora io ti ringrazio tanto per questo aiuto ti saluto grazie ancora grazie [Musica]

Scarica trascrizione

 

La testimonianza (durata 14.29 minuti, https://www.youtube.com/watch?v=mz1cbOqr7O4) è stata raccolta da Jessica Lombardi ai fini dell’elaborazione della sua tesi di laurea Le scuole di Montemurlo dopo la Seconda Guerra Mondiale (Anno Accademico 2019/2020) volta ad analizzare il contesto scolastico di Montemurlo, paese in provincia di Prato, a partire dal Dopoguerra. Mediante le interviste fatte agli studenti che hanno frequentato le scuole, la studentessa ha potuto ricostruire quella che era la scuola e la vita degli abitanti di questo paese, arricchendo quanto trovato nei registri scolastici. Come afferma la studentessa:

"Le storie da loro raccontate, le difficoltà che hanno dovuto passare negli anni della guerra e nel Dopoguerra, la scuola che non sempre era una priorità per i genitori dediti a lavorare e l’infanzia passata tra i campi e i banchi, ha portato a galla una realtà che sapevo essere esistita ma della quale non avevo mai realizzato la vicinanza" (Lombardi, 2020).

Annamaria Medici è nata a Prato nel dicembre del ‘46  e comincia il suo racconto parlando delle difficoltà iniziali nell’affrontare il percorso scolastico, in particolare quella di separarsi dagli affetti familiari, essendo sempre rimasta in casa con la madre:

"il primo anno non sono andata a scuola […] Non ero mai uscita di casa, stavo sempre con la mamma perché prima non si andava all’asilo, non c’era, e allora io ebbi un impatto non tanto piacevole. La maestra diceva che non aveva tempo da perdere con me, che facevo un po’ di capricci, e allora il mio babbo decise di tenermi a casa e andai l’anno dopo. Il secondo anno ho trovato una maestra come una mamma e a me mi è piaciuto tanto, sono stata tanto soddisfatta […] mi piaceva tanto e non ho mai avuto difficoltà".

Nel 1954 viene iscritta nella prima classe della scuola elementare di Novello, classe mista perché “quell’anno lì c’erano pochi bambini e misero due classi insieme”, la prima e la quinta mettendo in luce l’importanza delle pluriclassi nei contesti rurali o in piccoli paesi. La scuola si è fatta carico, nel corso del tempo, dell'alfabetizzazione culturale anche delle comunità montane o rurali, decentrate rispetto alle grandi vie di comunicazione. Ciò ha originato esperienze didattiche specifiche - le pluriclassi - che in molti casi si sono dimostrate fondamentali per la conservazione e l'evoluzione dell'identità culturale del territorio, con importanti ricadute sociali e produttive (Cerri, 2010, Pruneri, 2016).

Tra le attività legate ai primi esercizi scritti, Annamaria racconta che: “In prima s’è iniziato con i pallini, poi puntini […] si facevano le cornici quando s’era finito il compito […]: erano quadrettini colorati, farfalline”. Per aritmetica e geometria a casa si esercitava con quello che aveva a disposizione come la “minestra o i fagioli per imparare le tabelline”.

Emblematiche del contesto di allora le parole che riguardano le modalità di raggiungere la scuola. La strada che congiunge il “Pantano” (frazione odierna che prende il nome di Oste) alla scuola di Novello si raggiunge in macchina in pochi minuti ma all’epoca veniva usata la bicicletta perché le famiglie montemurlesi non avevano l’auto: “Per andare a scuola ci si aspettava, ogni poco c’erano dei ragazzi che ci aspettavano alle case e si andava tutti insieme […] in bicicletta. Quando pioveva si arrivava tutti bagnati, allora ci mettevano vicino alla stufa a legna e la maestra ci faceva asciugare lì”.

Nell’intervista emerge anche la figura del Direttore, che almeno una volta l’anno faceva visita alle classi, interrogando gli alunni e verificando il livello di preparazione generale: “I compiti si facevano a casa, si leggeva tanto […] a scuola si lasciavano i quaderni da far vedere al direttore, dove si scriveva in bella […] Il direttore veniva poche volte, però veniva a controllare in classe. Quando veniva bisognava stare un po’ buoni, salutarlo, mantenere l’ordine. Andava alla cattedra dalla maestra e guardava questi quaderni, li sfogliava un po’”.

Al termine della classe quinta, le viene proposto di proseguire gli studi: “Volevano che continuassi la scuola, mandarono anche a chiamare il mio babbo perché dicevano di farmi fare le medie, però le medie a Montemurlo non c’erano e bisognava andare a Prato. Le idee erano un po’ differenti da quelle di ora; io una bambinuccia così […] a scuola a Prato non mi volevano mandare sola, e così non sono andata”. Una volta terminati gli studi elementari, come spesso accadeva, Annamaria fu pertanto impiegata, come tante sue coetanee, nel settore tessile: “Dopo la scuola ho iniziato a lavorare anch’ io ai telai, prima ai cannelli e poi al telaio”

 

 

Fonti

Fonti bibliografiche:

G. Bandini, S. Oliviero, Public History of Education: riflessioni, testimonianze, esperienze, Firenze, Firenze University Press, 2019.

M. Galfrè, Tutti a scuola! L'istruzione nell'Italia del Novecento, Roma, Carocci, 2017.

G. Bandini, S. Oliviero, Public History of Education: riflessioni, testimonianze, esperienze, Firenze, Firenze University Press, 2019.

P. Causarano, Riforme senza storia. Insegnanti di storia e reclutamento professionale nella scuola italiana all’inizio del millennio, «Italia contemporanea», vol. 286, 2018, pp. 239-256.

R. Cerri, Quando il territorio fa scuola. Milano, FrancoAngeli, 2010

M. Galfrè, Tutti a scuola! L'istruzione nell'Italia del Novecento, Roma, Carocci, 2017.

J. Lombardi, Le scuole di Montemurlo dopo la Seconda Guerra Mondiale (Anno Accademico 2019/2020, Relatore Prof. Bandini, Scienze della formazione primaria, Firenze)

F. Pruneri, Pluriclassi, scuole rurali, scuole a ciclo unico dall’Unità d’Italia al 1948. Diacronie. Studi di Storia Contemporanea, (34, 2), 2018).

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