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Lessico famigliare

Editore:
Roma TrE-Press - In collaborazione con il Museo della Scuola e dell’Educazione “Mauro Laeng” (MuSEd)
Luogo di pubblicazione:
Piazza della Repubblica, n. 10, 00185, Roma (Italia)
Codice ISSN:
2785-4485
Autore della scheda:
DOI:
10.53167/716
Scheda compilata da:
simone.dibiasio
Pubblicato il:
26/10/2021
Tipologia:

Edizione

Titolo prima edizione:
Lessico famigliare
Editore prima edizione:
Einaudi
Città di pubblicazione prima edizione:
Torino
Anno di pubblicazione prima edizione:
1963
Numero di pagine:
218

Indicizzazione e descrizione semantica

Identificatori cronologici:
1930s 1940s 1950s

«Nella mia casa paterna, quand'ero ragazzina, a tavola, se io o i miei fratelli rovesciavamo il bicchiere sulla tovaglia, o lasciavamo cadere un coltello, la voce di mio padre tuonava: – Non fate malagrazie! Se inzuppavamo il pane nella salsa, gridava: – Non leccate i piatti! Non fate sbrodeghezzi! non fate potacci! Sbrodeghezzi e potacci erano, per mio padre, anche i quadri moderni, che non poteva soffrire» (p. 3). Il libro ha nel titolo la sua chiave di lettura: è una storia di lessico e di famiglia, di vita ed educazione. Premio Strega nell’anno di uscita (1963), Natalia Ginzburg narra le vicende autobiografiche della famiglia Levi tra gli Anni Trenta e Cinquanta: una famiglia numerosa e di origini ebraiche, costretta dunque a scampare alle persecuzioni e che, nonostante la lontananza tra i diversi membri, trova sempre il modo di ritrovarsi, specie in quel luogo dell’anima che è la lingua, laboratorio di formazione e riparo. Un romanzo che è autobiografico, ricordo dell’autrice dell’infanzia trascorsa a Torino, tra giochi e poesie inventate, le gite estive in montagna. Il tema della scuola emerge in primo piano nelle vicende e restituisce anche il clima nei confronti di questa istituzione: «Io non andavo a scuola, benché fossi nell’età di andarci; perché mio padre diceva che a scuola si prendono microbi. Anche i miei fratelli avevano fatto le elementari in casa, con maestre, per la stessa ragione. A me, dava lezione mia madre. Io non capivo l’aritmetica; e non riuscivo a imparare la tavola pitagorica. Mia madre si sgolava. Prendeva in giardino dei sassi e li allineava sul tavolo; o prendeva delle caramelle» (p. 41). 

Contenuto pubblicato sotto licenza CC BY-NC-ND 4.0 Internazionale