© Elisabetta Patrizi
DEL MARCHESE DOMENICO RICCI
PATRIZIO MACERATESE
CHE CON INTELLETTO CIVILE
PATERNAMENTE SOLLECITO
DELLA INFANTILE EDUCAZIONE
DELLA SORTE DEGLI UMILI E DEI LAVORATORI
PREVENENDO TEMPI PIÙ UMANI
LARGAMENTE SOVVENNE
ISTITUZIONI POPOLARI CITTADINE
LA GRATITUDINE DEGLI ENTI BENEFICATI
VOLLE DEDICATO
QUESTO PERPETUO SEGNO D’ONORE
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XIX MAGGIO MCMXII
La lapide fu dedicata al marchese Domenico Ricci dalla Società Operaia di Macerata come atto di riconoscenza nei riguardi di un illustre benefattore, che aveva supportato diversi istituti locali di assistenza e di educazione, tra i quali figuravano l’Asilo infantile poi a lui intitolato, e la stessa Società Operaia, che il marchese sostenne economicamente negli anni del suo avvio, risalente al 1862, e anche successivamente disponendo un legato di 1000 lire che doveva essere versato annualmente dai suoi eredi.
Il progetto della lastra commemorativa fu eseguito dallo scultore e professore della Scuola d’Arte di Macerata Salvatore Giarrizzo. Il testo dell’epigrafe fu composto dall’avvocato Carlo Giuliozzi.
Da tempo la Società Operaia aveva espresso all’amministrazione comunale la volontà di realizzare un tributo a Domenico Ricci, facendosi portavoce di un desiderio vivo anche presso altri enti beneficiati dal marchese (Congregazione di Carità, Asilo Infantile Ricci, Scuole serali, Istituto delle figlie della Provvidenza). Inizialmente era stato previsto di realizzare anche un busto (per il quale sempre Giarrizzo aveva proposto due schizzi), che doveva essere collocato in una posizione d’onore all’interno del palazzo del Comune di Macerata. Questa ipotesi, maturata alla fine dell’Ottocento, fu abbandonata (ASM, Archivio comunale di Macerata, b. 6.2). Nel maggio del 1909 fu intrapresa un’altra strada e lo scultore Giarrizzo iniziò a lavorare al progetto della lastra commemorativa da apporre sulla facciata di palazzo Ricci. Il 17 novembre 1910 il presidente della Società Operaia di Macerata Giuseppe Pannelli e lo scultore Giarrizzo firmavano una scrittura privata nella quale venivano definite le condizioni di esecuzione e di messa in opera del progetto. Il giorno successivo arrivava la proposta dell’avvocato Carlo Giuliozzi per il testo dell’epigrafe, per il quale egli dichiarava di aver voluto «evitare le iperboli nelle quali oggi facilmente si cade e nello stesso tempo mantenere un carattere popolare all’intonazione» (ASM, Archivio Società Mutuo Soccorso, b. 22, f. 5). Tutto sembrava pronto per l’esecuzione dell’opera, ma nuove istanze ne rallentarono la realizzazione.
Nel frattempo, infatti, era emersa in seno all’amministrazione comunale un’altra proposta, ovvero quella di erigere un monumento «ai benemeriti della famiglia Ricci: padre Matteo, Domenico, Amico e Sen. Matteo» (Ibid.). La situazione riuscì a sbloccarsi solo nell’aprile del 1912, quando ritornava in campo il progetto della lastra commemorativa da apporre sulla facciata di palazzo Ricci. L'11 aprile di quell’anno il sindaco di Macerata sottoponeva all’attenzione del presidente Pannelli, in qualità di principale ente promotore di questa «patriottica iniziativa», l’onere di scegliere tra due versioni del testo commemorativo per l’effige del ricordo marmoreo, ovvero quella originaria proposta da Giuliozzi e quella modificata da una commissione ad hoc, denominata Commissione letteraria, istituita in seno al Comune. La Società Operaia optò per il testo composto da Giuliozzi.
Finalmente, il 15 aprile 1912 fu dato mandato a Giarrizzo di realizzare l’opera. Questi impreziosì la parte alta della lapide con un’effige bronzea del commemorato, incorniciata da motivi floreali, mentre nella parte bassa inserì lo stemma della Società Operaia maceratese, riprodotto a peritura memoria dell’ente che più di ogni altro si era speso per realizzare questa importante committenza.
La lapide fu apposta l'11 maggio del 1912, come si apprende dalla comunicazione inviata dal sindaco di Macerata al prefetto della provincia, e fu inaugurata il 19 maggio durante una cerimonia pubblica di apposizione fatta precedere da una commemorazione del marchese Ricci tenuta dall’avvocato Milziade Cola presso il teatro Lauro Rossi di Macerata, seguita da un inno cantato dai bambini dell’Asilo Ricci e chiusa con un programma speciale tenuto dal Corpo Filarmonico in Piazza Ricci, appositamente illuminata per l’occasione dall’amministrazione comunale. L’evento fu annunciato dalla stampa locale come un atto dovuto della città che finalmente «dopo 44 anni dalla morte» del marchese testimoniava la sua gratitudine a questo suo «figlio» e «benefattore illuminato» («Il Mercurio», 30 maggio 1868).
Commemorato
Domenico Ricci nacque nel 1796 a Civitanova Marche da Francesco III Ricci Petrocchi, esponente della più ricca famiglia di Macerata, e da Maria Vendramin, figlia dell’ultimo ambasciatore della Repubblica di Venezia ad Istanbul. Era il secondo di tre figli, tutti dediti alle belle lettere e appassionati di arti e musica. Nel 1825 si sposò con la contessa Elisa Graziani, dalla quale ebbe due figli: Adele e Matteo (quest’ultimo professore universitario e senatore del Regno d’Italia, si sposò con Alessandrina D’Azeglio, nipote di Alessandro Manzoni).
Nel 1831 prese parte insieme al fratello Giacomo alla Rivoluzione liberale. Riassorbita la delusione dei risultati sortiti dalla parentesi rivoluzionaria, il marchese, cattolico liberale e moderato, scelse di «dedicarsi, con illuminato e generoso spirito umanitario, all’educazione e all’istruzione» dei figli del popolo (p. 54), forte anche del bagaglio di conoscenze acquisite durante i suoi numerosi viaggi in Italia e in Europa. Grazie anche all’appoggio del vescovo Teloni, nel 1841 ottenne l’assenso del Governo Pontificio all’apertura di un asilo infantile a Macerata, il primo dello Stato pontificio.
Nei primi tempi di attività dell'Asilo Domenico Ricci ricoprì le cariche di Presidente, Cassiere e Amministratore. Tuttavia, ben presto Ricci stabilì che ogni socio doveva divenire protettore di un bambino dell’Asilo, vigilando sulla sua crescita morale e materiale e garantendogli, una volta uscito dall’istituto, un appoggio per essere avviato ad una professione. Nel 1843 arrivò il primo regolamento interno. L’anno dopo il marchese lasciò la presidenza della Congregazione dei benefattori dell’Asilo a Francesco Alfonso Ugolini, ma non mancò mai di seguire lo stato di avanzamento dell’istituto.
Il suo interesse si rivolse anche verso i giovani e adulti poveri della città. Per loro si adoperò nella promozione di nuove “industrie” («una fabbrica di piano-forti, una fabbrica di orologi, una fabbrica di mobili, e suppellettili»; «Il Mercurio», 30 maggio 1868) e nel sostegno dell’avvio delle scuole serali.
Domenico Ricci morì il 23 maggio 1868, ma continuò ad aiutare "gli ultimi" anche dopo la morte, in virtù di un testamento che prevedeva lasciti «a beneficio del suo asilo infantile, delle scuole serali, della casa di ricovero e lavoro per le fanciulle, dell’ospedale degl’invalidi, dell’associazione operaria, dell’orfanotrofio maschile, delle scuole femminili di S. Giuseppe, e dell’educandato femminile del buon Pastore» (ibid.).
- Archivio di Stato di Macerata, Archivio dell’Asilo Ricci, busta 1, fasc. 6 (Relazione storica della Direttrice Kraul Bice, 1905).
- Z. Piccioni, Storia di un benefattore: il Marchese Domenico Ricci, in S. Sparapani (a cura di), L’asilo Ricci. Storia, pedagogia e architettura dalle origini al Giubileo del 2000, Pollenza, Tipografia S. Giuseppe, 1999, pp. 51-61;
- Il March. Domenico Ricci, «Il Mercurio. Organo ufficiale della Camera di commercio ed arti di Macerata», a. V, 30 maggio 1868;
- ll marchese Domenico Ricci di Macerata, «Il Cittadino», n. 20, 18 maggio 1912.
Fonti
- Archivio di Stato di Macerata (in seguito ASM), Archivio comunale di Macerata, busta 6.2 (Domenico Ricci: Ricordo marmoreo);
- ASM, Associazione operaia di Mutuo Soccorso “Giuseppe Garibaldi” di Macerata, b. 22, fasc. 5 (Ricordo marmoreo Domenico Ricci, 19 maggio 1912).
- A. Ricci, Le associazioni operaie di mutuo soccorso, in A. Adversi, D. Cecchi, L. Paci (a cura di), Storia di Macerata, vol. II: Le vicende religiose, economiche e sociali, Macerata, grafiche maceratesi, 1987 pp. 634-639;
- Il marchese Domenico Ricci di Macerata, «Il Cittadino», n. 20, 18 maggio 1912;
- Società di Mutuo Soccorso degli artisti ed operai di Macerata, Un benefattore cittadino. Domenico Ricci-Petrocchi, «L’Unione», 15 maggio 1912;
- Sul legame tra il prof. Giarrizzo e la Scuola d’arte di Macerata si veda: Nel trigesimo della morte del Prof. Cav. Uff. Ing. Ruggero Pannelli. La moglie, la figlia, il genero piangendo e venerando offrono ai parenti e agli amici perché lo conoscano più lo amino, Macerata, Stab. Tip. A. Affede, 1926, p. 18.